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Verde, buio_Silvia Mariotti

08.04.2022 – 15.05.2022

 

Solo ho amica la notte.

Sempre potrò trascorrere con essa

Dattimo in attimo, non ore vane;

Ma tempo cui il mio palpito trasmetto

Come maggrada, senza mai distrarmene.

 

Avviene quando sento,

Mentre riprende a distaccarsi da ombre,

La speranza immutabile

In me che fuoco nuovamente scova

E nel silenzio restituendo va,

A gesti tuoi terreni

Talmente amati che immortali parvero,

Luce.

                                          Segreto del poeta

                                                         di G.Ungaretti

 

La natura e il suo essere un’entità arcaica, è da sempre al centro della mia ricerca artistica. La fascinazione di fronte alla bellezza inaudita di tanta potenza, nasconde storie di cui essa è costantemente testimone e che mi portano instancabilmente ad indagarla. Le immagini, le suggestioni e le esperienze vissute, raccontate attraverso visioni ambivalenti, prevalentemente notturne o crepuscolari, generano una sorta di sospensione temporale che è allo stesso tempo proiettiva verso scenari futuribili.

Verde, buio. è un racconto nel racconto, è una visione parallela, rimasta nascosta o defilata, di un lungo viaggio iniziato in Brasile e concluso in Italia con la realizzazione del libro De uma estrela à outra.

Nel 2016 è iniziata la mia ricerca in Brasile: è stato il primo lungo periodo trascorso oltre oceano che ha segnato l’inizio di una ricerca identitaria attraverso memorie, esperienze, scoperte e incontri. Inizialmente la mia attenzione si è concentrata sulla città, quella vasta metropoli impossibile da ignorare, e su coloro che hanno contribuito a farla crescere. Qui è dove ho potuto scoprire che una parte di vita di Giuseppe Ungaretti, a molti sconosciuta, è stata legata a questo grande paese tropicale. La natura, da sempre importante per il poeta, un grande amore e l’estrema sofferenza di una perdita diventano i temi che lo accompagneranno fino alla fine dei suoi giorni.

Successivamente, seguendo il digradare del centro abitato che fagocita la Macchia Atlantica, ho deciso di inoltrarmi in Amazzonia: la prima grande meta che, dopo mesi nella metropoli paulistana, mi ha permesso di capire cosa stavo realmente cercando. Ho potuto approfondire il senso di questa mia ricerca avvicinandomi alla poesia e conoscendo una serie di persone che sono poi diventate la chiave del mio libro. Così, dopo andate e ritorni Italia-Brasile, dopo piccoli e grandi viaggi all’interno del país tropical, ho lasciato che il mio vissuto venisse tradotto, nel libro, attraverso lo sguardo, le parole e le atmosfere di chi, nel passato e nel presente, mi ha accompagnata in questo viaggio da una stella all’altra. Per mezzo dell’esperienza dell’altro mi è sembrato che il mio sentire si potesse amplificare, con la condivisione e l’accoglienza di questi altri sguardi ho come confortato lo spaesamento che un luogo così ampio e denso aveva generato dentro di me.

Per Verde, buio ho attinto al mio archivio per dare alla moltitudine di immagini e documenti, lasciati da parte durante la realizzazione del libro, una opportunità ‘altra’ ovvero quella di raccontare attraverso la rappresentazione un percorso diverso: il visitatore potrà dunque sbirciare in questo anfratto della mia esperienza e scoprire altre storie di individui, vasti echi della foresta, perlustrazioni crepuscolari e immersioni notturne.