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With respect to the points on itself_Paolo Inverni

04.11.2022 – 03.12.2023

 

Unità di misura

Vicino. Lontano. Diciamocelo, ci stiamo provando. Ma non sempre riusciamo a trovare la posizione. Che cosa c’è scritto? Da che parte si osserva? Dove mi metto? Che differenza fa? Spesso sembra che tutto scorra nello stesso modo. Un grande immenso fiume che va solo in una direzione. Come se le cose fossero sempre uguali. A ben vedere, però, siamo continuamente in movimento e i cambiamenti sono costanti. Variabilità e trasformazioni determinano le nostre esistenze. Vi sono i fatti, poi le interpretazioni. Sono questi alcuni dei temi che Paolo Inverni affronta alimentando la sua poetica della misurabilità. Tutto scorre. Tu, dove guardi? Ai fatti, alle esperienze, alle relazioni, alle cose, alle loro posizioni. Ma anche ai tentativi di dire qualcosa ammettendo che si possa comunque sbagliare, suggerisce Inverni dando forma alle sue opere insistendo sull’esame dei limiti e delle possibilità della rappresentazione.

Di che cosa si tratta? In breve, di qualcosa che sta per qualcos’altro. Ma dire che vi sia una sostituzione, non è che una soluzione parziale. Questo perché, potremmo avere un nodo da sciogliere (se ci va bene) persino con un punto. Addirittura, con quella infinitesima parte che saremmo pronti a dire non sia così importante. Sta lì il groviglio, anche solo in un punto.

Immaginiamo che questo sia il nostro punto [® °] e che rappresenti – ossia stia per – noi nello spazio in cui siamo adesso. Dire che quel sottile circoletto sia un punto, è discutibile! Che cosa c’entra con noi? Mica ci assomiglia. Che cosa vuol dire, poi, che sta al nostro posto? Ecco, abbiamo aperto le porte del nostro ginepraio. Ora, supponendo che in quello stesso spazio fossimo in due, avremmo questo: ° • . Se poi ci fosse un gruppetto di persone che chiacchierano, avremmo qualcosa così: ° • ° • ° • ° • . Immaginiamo che tra loro vi siano alcune cose: ° • u °•  v  u ° • v  ° • u . Oppure che, chiacchierando, a qualcuno capiti di innamorarsi: ° ~° ® ∞ .

Sono punti asterischi linee e frecce: eppure innescano tutto un lavorio di pensieri e parole. Un cosmo da esplorare. Per farlo, Inverni esamina attentamente più relazioni: tra significati e significanti, tra strutture e forme, tra serie e variabili. With respect to the points on itself sintetizza questo approccio rigorosamente orientato dalle sue necessità di verifica teorica – per Inverni, una attività sviluppabile negli ambiti più disparati: dalla letteratura alla linguistica, dalla storia dell’arte all’informatica. Un approccio che privilegia tanto le evidenze quanto le coerenze interpretative.

Se son fiori avremo i petali e le foglie. Lì, per terra. Non solo sulla corolla e sullo stelo. Se son fiori, vivranno. Profumeranno, appassiranno. Sembra fin troppo elementare. Invece, è proprio in quel candore ancestrale che ha origine l’impresa di Inverni interessato ad allargare il regno del linguaggio attraverso le aberrazioni del significato e le abbreviazioni dei codici che formalizza. Prossimità e distanza non sono solo parametri utili per le esperienze con quelle pagine piene zeppe di parole illeggibili, con frammenti di codici informatici; o per decifrare frattali e parole troppo piccole per l’occhio umano. Sono piuttosto modi della presenza, la nostra e degli altri arredi del mondo.

Quella che Inverni propone con questa sua mostra personale è infatti un’indagine che mira a scomporre la serialità, a interferire nelle relazioni tra sintattica e semantica, a rivelare vicinanze incerte. Non solo una serie di punti. O forse si. Perché Inverni esamina la loro dimensione originaria interrogandosi su possibili relazioni e contrasti. Risuona nelle sue scelte quella ‘erotica dell’arte’ che Susan Sontag promuoveva quale antidoto per una ermeneutica e che, invece, Inverni considera esito primo delle sue misurazioni. Mosse dal vento, non son solo le foglie. A risuonare siamo anche noi: è la poesia, quel particolare fare all’origine dell’arte, a renderlo possibile. Inverni lo sa bene e ce lo dice in più modi.

Davide Dal Sasso